Chi pensa sia necessario filosofare, deve filosofare e chi pensa che non si debba filosofare, deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui.

24.9.08

Della politica - introduzione - (parte 1)

Qualunque uomo che vive in società è tenuto ad occuparsi di politica. Chi non esprime idee a riguardo, chi non prende mai una posizione netta o chi si sente addirittura estraneo ad ogni espressione politica è un dotto e un conformista. La politica non è altro che la concretizzazione delle nostre idee. La politica è il nostro riflesso sulla realtà. Ogni nostro fatto di vita è strettamente legato a questa, dalla distribuzione dei beni alla possibilità di sprimere il proprio pensiero, dall'aumento salariale alla possibilità di camminare tranquillamente in una piazza. Come si può pensare che tutto ciò può non riguardarci? Parlando dello stato dobbiamo tener sempre presente che le leggi non sono eterne ed origiunarie, benchè esistessero molto prima che noi nascessimo, esse sono lo stratagemma, la trovata di qualcuno per affrontare un qualsiasi evento o problema. Noi siamo i figli della democrazia contemporanea, di conseguenza pensiamo che la democrazia moderna sia la miglior forma di governo per garantire la parità dei diritti a tutti, ma se avessimo la possibilità di iniziare un dibattito con dei cittadini vissuti nelle varie epoche monarchiche, questi, certamente ci direbbero che la monarchia non è affatto una brutta cosa, e che un re che sappia mantenere insieme un popolo con un certo tenore di vita è la forma più corretta di governo per loro. Ma certo, ogni forma di governo attuata è quella che si sposa meglio con i sentimenti culturali e religiosi dell'epoca. Ogni legge che entra in vigore, dopo un certo periodo di tempo inizia a puzzare al naso degli uomini attenti. Tutto è in movimento, nulla è stabile, sopratutto in politica: i costumi, le idee, i nuovi pensieri sono in continuo crescere. Noi che non siamo altro che una cascata di idee che mutano giorno per giorno, noi che siamo pieni di vigore e che sbraniamo le giornate, come possiamo pensare di rimanere aggrappati a delle leggi che non ci appartengono più? Per questo, gli uomini di valore non devono troppo rispettare le leggi. La vera democrazia necessita di continui incontri, di continui scambi, siamo su una carrozza che procede il suo cammino troppo lentamente. In democrazia ogni uomo, in virtù del suo essere uguale in natura, possiede uguali diritti, ma la realtà mostra che se a parità di diritti, tutti gli uomini sono uguali, a parità di beni non lo sono affatto: c'è chi possiede paesi interi e chi solo i propri abiti. Da questo derivano certamente diritti ineguali.

1 commenti:

Fede ha detto...

argomentazioni interessanti soprattutto per quanto riguarda il concetto (molto marxista hihi) dell'adeguamento delle strutture politico/sociali alla realtà sottostante. I confronti intertemporali sono incosistenti di loro natura, ovvio, ma dal punto sopra discende che sì, le forme feudali sono state in un certo periodo della storia adeguata alla realtà di allora tanto quanto lo sia la democrazia moderna per noi, e discende altresì che vi è stato un momento in cui le suddette hanno cessato di essere adeguate. Succederà anche per la democrazia come noi la conosciamo, forse...
Condivido parzialmente, invece, il discorso sulle leggi. Le leggi umane non sono certo scolpite sulle Tavole, non sono destinate ad essere eterne ma anzi a co-evolversi con la società e gli uomini di valore devono certo volgere lo sguardo e il pensiero oltre i confini del presente. Ma il rispetto di una legge è coessenziale al concetto stesso di legge...