Chi pensa sia necessario filosofare, deve filosofare e chi pensa che non si debba filosofare, deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui.

15.10.10

Sulla verità

RIFLESSIONI E INTRECCI DI VERITà E REALTà

La differenza che spesso emerge tra uomini semplici e uomini astuti è che i primi, pensano sia vero ciò che non viene più messo in discussione, uniformandosi tutti sotto un unico pensiero comune, i secondi, sanno che esistono verità molteplici e ponderano ogni possibilità da diverse prospettive. Quando si parla del vero, bisogna sempre tenere presente che, ogni verità è tale fino a quando non viene accantonata per dare spazio ad una nuova e più credibile: un tempo si pensava che il sole girasse in torno alla terra, ora sappiamo essere il contrario.
Le verità ideologiche cambiano quando cambia il tempo, le verità scientifiche cambiano quando cambia il meteodo di studio. Ogni credenza è vera a suo tempo, e la verità è che la verità è variabile.
Bisogna tenersi lontano da pretese di verità assolute e presunte certezze, difatti il pensiero di avere risultati imperativi, inganna l'uomo e lo fa inciampare sui propri piedi. La libertà di pensiero si basa su opinioni/sensazioni controverse, capaci di arricchire l'uomo non di ragioni, ma consapevolezze ed emozioni. In questi casi, il valore non si vede dal raggiungimento di una meta, bensì dal continuo cercare. è la curiosità che ci spinge a non accontentarci di verità fittizie, siamo troppo esigenti per arrenderci alle prime impressioni. Quando ci schieriamo, e lo facciamo, sappiamo comunque di essere nel "torto", coscienti del fatto che, l'anagramma di "la verità" è "relativa".
La verità fittizia è ancora più dannosa della classica menzogna perchè viene data per certa, di conseguenza si smette di pensare a tutto campo, per partire da un punto di partenza comune. Forse è più rassicurante, ma chi ci assicura di essere sul giusto trampolino di lancio? e sopratutto, vale la pena rischiare di vivere una vita nella bambagia del falso?
Solo la visione totale a 36o gradi offre la possibilità di esprimere un giudizio personale-veritiero non mosso da ideologie, buonismo o conformismo. Se non c'è una spiccata capacità di riflessione nel nostro interlocutore, ce ne accogiamo subito e rischiamo di non aver più stimoli nei suoi confronti. è l'irritazione alla vicinanza del pensiero comune che illumina il pensiero dell'individuo curioso, tanto da allontanarlo da movimenti politici, espressioni culturali di parte, aggregazioni e movimenti popolari in genere.
Nelle masse la verità e l'angolazione visiva deve essere una e una sola: è il creare un'idea e imporre una linea o un modello, che genera coesione-omologazione sociale e disgragazione individuale. Invece, chi gode di una forte libertà di pensiero non ha limiti di alcun tipo! spazia tra un'idea e l'altra incurante di ogni barriera e dogma-verità!
Sappiamo che ciò che accade nel mondo e in noi stessi è vero e reale, ma ogni uomo ha la sua verità, dettata dalla visione soggettiva espressa in base alle proprie capacità cognitive e sensoriali, che di per sè non ha alcun valore sociale, ma è fondamentale per la formazione e la crescita individuale.

* * * * *

28.9.10

Bisogno d' infelicità

INFELICITà E SOFFERENZA COME RAGIONI D'AZIONE

Esistono alcune persone che ambiscono a soffrire. Probabilmente molte di queste, hanno bisogno di provare un certo tipo di sofferenza per darsi una motivazione plausibile e invogliarsi all'azione. Questo atteggiamento fa si che si vedano spauracchi e condizioni indegne anche laddove non ve n'è traccia, così da mostrare una ragione ancora più veritiera in favore delle "proprie" idee: soffro nel vedere i bambini morti sulla striscia di Gaza? divento un attivista pro-Palestina.
In questi individui, la visione oggettiva è sostituita dalla necessità di crearsi un nemico contro cui combattere, (in questo caso Israele) un antagonista necessario che sappia ricordare loro chi sono, e che sia capace sopratutto di farli soffrire: difatti questi, non sono alla ricerca della felicità, bensì dell'infelicità! la sola e unica capace di farli tribulare tutta la vita, allontanandoli dalla noia, dalle insicurezze e dalle solitudini dello spirito! è il bisogno di vivere tutto d'un fiato, per essere sempre contro e non fermarsi mai!
La ricerca di sofferenza e la conseguente necessità di mettersi in azione, la si può trovare in ogni tipo d'uomo: se espressa in politica è accompagnata da una buona dose di ideologia, se rivelata nel singolo, si notano convinzioni e verità di parte.
Se questi uomini, invece di strillare al mondo le loro tribulazioni, sapessero guardarsi nell'animo e cogliere la gioia di fare qualcosa per se stessi, saprebbero anche affrontare l'esistenza con una certa serenità ed esprimere i loro pensieri con una diversa armonia.
Non è di buon gusto sventolare l'infelicità altrui senza porvi un rimedio. Non basta appartenere a un gruppo che si definisce libertario per essere liberi, non serve a niente allontanarsi dalla civiltà se non la si è mai digerita.
Questi animi, non sopportando loro stessi e non avendo idee a riguardo, hanno sempre bisogno degli altri! di cattivi e oppressori di libertà! e parlano proprio loro, che di libero non hanno nulla!

13.9.10

Del lavoro

UN GIUSTO IMPEGNO PER NON ESSERE UN UOMO IMPEGNATO

Gli uomini danno valore al singolo in base al suo stato sociale. Questi credono siano giuste quelle virtù, che non mostrano gli effetti e gli sviluppi su noi stessi, bensì che risaltano, ciò che si pensa l'uomo sia chiamato a fare in società. L'educazione attuale, mira a rafforzare l'uomo "produttivo" piuttosto che l'uomo in sè, come se volesse prevenire o cancellare pensieri diversi: sentimenti di conservazione e sviluppo personale ai danni di una "giusta" devozione sociale. L'educazione attuale ha il compito di incanalare l'uomo verso un certo modo di pensare e agire, così da preservare il continuo sviluppo del "bene collettivo", ma l'evoluzione sociale non serve a niente se non è accompagnata da un'evoluzione di pensiero. Si potrebbe quasi dire che, la morale dell'uomo comune non crea il sociale, bensì l'antisocialità del socialismo..
Si stimano certi industriali per il semplice fatto che producono lavoro, nonostante abbiano mani rozze e coscienze da maiali, si onorano i giovani che si ammazzano di lavoro, ma che mancano di freschezza e lucidità di spirito, si elogiano i così detti "brav'uomini", con mille sacrifici sulle spalle e una buona posizione e si elogiano anche quando questi rubano o corrompono.
Tutta questa baraonda fa si che, milioni di persone nel mondo siano legate dai così detti rapporti lavorativi: relazioni umane basate sul puro utilizzo, e come si usa e getta un utensile, così per il lavoratore moderno.
In presenza di morti accidentali ci si dispera, pensando che le vittime avrebbero fatto meglio a preservare se stessi, a fare più attenzione e ad affaticarsi meno, in realtà, ciò che conferisce in seguito valore ai caduti, non sono le azioni che questi hanno avuto nel corso della loro vita, bensì il fatto che si sono sacrificati per la società! essi hanno dato la vita per un "giusto" fine! e così diventano quasi degli eroi, degli idoli, li si commemora dicendo che "sono morti per compiere il loro dovere!" innalzandoli come bestie e illuminandoli come martiri della sacra società! Così da semplici vittime quali sono, si trasformano in capi ispiatori: nuovi elementi per rafforzare la morale comune, per riunirsi tutti nella nobiltà del lavoro e sposare quel cattivo pensiero secondo cui, è bene farsi consumare dal tutto, piuttosto che opporvi.
Non penso sia il lavoro in sè ad essere alienante, ciò che manca è un'etica lavorativa, una presa visione della condizione dell'uomo e della produttività. Non è il capitalismo a macinare i lavoratori moderni, bensì la volgarità con cui questi si devono relazionare giornalmente. La natura è così strana: ad alcuni conferisce la necessità dell'ozio e ad altri il bisogno di movimento. Non è un caso che alcuni possono vivere senza che qualcuno gli ricordi chi sono, mentre altri hanno il costante bisogno di affermarsi. In fin de conti la questione non è da che parte stare, perchè ognuno ha già la sua posizione, ma occuparla coscientemente..

* * * * *

post vecchio pubblicato ora

9.9.10

Del presente

Come avrete notato, è passato un po' di tempo dal mio ultimo scritto, non perchè avessi abbandonato o dimenticato, bensì necessitavo di un periodo evolutivo? che portasse il me stesso più alto verso nuovi flussi, non senza criticare vecchi idealismi e presunte convinzioni. La crescita necessita di una fredda e netta visione della posizione, ed io, ancora vincolato da etica e metafisica, ero parte di uno schieramento quasi prevedibile, già passato. Il sentimento tanto semplice, quanto geniale: "io sono, non ero", illuminò quel me stesso e lo distolse dal piacere di ciondolare tra poesia e infinito, muovendolo verso un mare ancora più in tempesta, ma con una nave decisamente più robusta e libera.
La capacità di osservazione porta l'uomo a prendere le distanze da se stesso e lo predispone al cambiamento, con ferma durezza ma senza dolore: è una necessità dettata dalla conoscenza e non dalla condizione, che imprime se stessa finale nella nuova forma dell'individuo. Osservandomi con occhio critico, notai che operavo da "artista" e non da "uomo libero", nel senso che appartenevo più a un qualsivoglia periodo storico o indottrinamento metafisico/religioso, che al presente di me stesso libero da ogni vincolo e presunta verità, per quanto gioioso e libero questa potesse farmi sentire. Operando da "artista" attuavo e alimentavo un procedimento di stallo, quasi involutivo. Attribuendo un'anima alla natura, conferendo a questa una forza ideologica e considerando sacro il piacere che mi dava una poesia o la meraviglia di una sinfonia, vivevo comunque di metafisica! non che mi dispiacesse, ma è comuqnue giunto il momento di metterla in discussione! Metafisica o religione che differenza c'è?
Il mio essere "romanticista" muoveva me stesso contro chi si opponeva a una determinata visione della vita che non fosse affine idealisticamente, di conseguenza attaccavo tutto ciò che apparteneva a un'etica diversa, professando libertà che in realtà non avevo! Godendo del passato si rischia di non godere del presente e della vera libertà. L'artista, il pittore, o il poeta, con tutto il piacere che possono darci, vagheggiano comunque tra falsità e fantasia: il loro compito è di deliziarci e farci volare. Quante volte leggendo Shakespear, Emerson o Milton avreste voluto mettervi in punta di piedi e iniziare a danzare? quante volte ascoltando Corelli, Beethoven o Mozart siete stati perforati da una fitta al petto e catapultati nei migliori cieli stellati? Come la religione delizia i deboli, così le opere più belle di tutti i tempi deliziano gli uomini superiori, ma il compito di questi ultimi non è di fermarsi a questo piacere, ma di procedere verso una più ampia e libera veduta!
Si riparte da qui, con un'inaspettata irriverenza, con la voglia di non prendersi seriamente e di non credere davvero in quel che si fa, senza alcuna pretesa di verità, ma con la voglia di tutto.

* * * * *

30.7.10

Il luogo dove

Smarrito getto redini
sul collo del mio cavallo,
confido nel suo istinto
per ritrovar la mia strada.

Tra rovi e serpenti
diserto la ragione,
cos'è il tempo
quando nubi batton le mani?

Giacchè l'aria si rinnova
e il cuore grida forme,
così anch'io mi rinnovo
non lascio impronte!

Non vesto d'oro
leggere son le spalle,
ma una corte dentro me
che in ogni uomo un rè.

Sulla strada v'è un uomo
che non sa cosa offrirmi.
Non è acqua quel che cerco!
nè sanar ferite!

Al calar della notte
voglio esserci!
l'onda è l'estrema possibilità
d'esser tempo - e non nel tempo.


* * * * *

23.6.10

Era d'inverno

Il mio salir verso l'alto -
Era quel che non si udiva -
Eppur stringe questo nerbo -
Che di me fa vento!

L'occhio ammira la neve -
Scruta il tarlo -
Assapora la foglia -
Ma la vera tempesta gli è segreta!

La musica vive -
se v'è chi danza!
I giorni son musei d'arte -
Che nascondon la vera arte!


Il tutto morde - trascina -
E vive di tutte le cose -
Il nobile infinito -
L'istinto sa riconoscere!


* * * * *

19.6.10

A te

Si stendeva tra viali e rumori
dietro ombre in cerca di parole -
in un attimo tutto fioriva
io mi affrettavo a cambiare abito!

Celato le guardavo il viso
era destinata a conoscere -
il cuore di chi poteva sentire
gli occhi di chi poteva vedere!


* * * * *

Arcangelo Corelli

L'eternità della bellezza onirica e trascendentale.

19.5.10

Ecco perchè siamo così liberi

PENSIERO E LIBERTà

In solitudine l'uomo sguinzaglia il se stesso più alto, cosicchè la volontà consolida ciò che l'intelletto auspica. Una solida propensione alla vita fa si che, ogni tipo di esperienza venga accettata per il semplice fatto che questa vive ed è reale (non giusta o sbagliata, ma autentica e irripetibile). Nulla arricchisce di più un uomo quanto un'esperienza vissuta nell'abbandono totale e senza pregiudizi imposti: è un fatto emozionale che permette di cogliere l'essenza stessa dell'esperienza e viverne il piacere o il dispiacere in tutte le sue forme, è l'istinto che prevale su qualsiasi ordine etico/morale con il consenso della ragione: è la conquista della libertà di pensiero!

* * * * *

10.5.10

Pensieri

Nulla mi spaventa di più degli uomini con buone intenzioni che vogliono farmi del bene.

Chi predica il bene è a sua volta un eretico.

False uguaglianze morali non creano il giusto, bensì rendono il mondo di vetro.

Ciò che mi invade e stupisce dei giudizi degli altri nei miei confronti, è l'inelegante semplicità con cui vengono formulati.

A volte ci accorgiamo di essere per alcune persone ciò che loro non saranno mai per noi, è il gioco delle parti.

La volontà è il motore dello spirito.

La volontà non è soggetta ad alcuna forma di contenimento. Qualsiasi tipo di circostanza, può relativamente influenzare le azioni, mai la volontà.

L'unica cosa che può farci cambiare idea al termine di un pensiero è la vanità.

Di solito gli uomini danno più importanza alle emozioni più longeve. Ma non sempre i fiori più belli sono quelli che vivono più a lungo.

Non sono le esperienze che arricchiscono le persone, bensì la capacità di farle.

Negli uomini il distacco è sinonimo di forza.

Non siamo altro che vanità, trainata da forza e volontà.

Nelle persone viziate e viziose notiamo un certo richiamo. è l'anacronismo del fascino.

Resistere a una tentazione vuol dire non avere il pieno controllo su di essa.

L'amore è accettare un compromesso che ci dipinge le giornate.

In un rapporto di coppia le rassicurazioni sono l'esposizione mascherata del loro opposto.

Se la vera fedeltà esiste, vive laddove non si intrecciano vanità e cinismo.

Molte relazioni durano perchè i corpi sono più legati della mente.

La buona riuscita di un rapporto di coppia sta nella capacità gestionale di dare e ricevere.

Possesso non è amore, si ama ciò che non si riesce mai a possedere.

Negli uomini il senso di giustizia è strettamente legato alla vergogna. Chi non prova vergogna per il reato commesso, non si sente un malfattore.

Gli uomini non devono sempre rispettare le leggi.

l'uguaglianza e la libertà sono concetti relativi che non accompagnano la vita di un uomo. L'unica libertà reale è la libertà di pensiero.

è più ricco l'uomo che possiede due oggetti e riesce a farne a meno, di colui che ne possiede cento, ma che deve usarli per forza.

Nulla viene a caso, perchè è il caso che ce lo dona.

Gli uomini si attraggono per quello che sono e non per quello che vorrebbero apparire.

L'amicizia è fine a se stessa, mentre l'odio chiama amore e viceversa.

L'invidia è dispersiva. L'invidioso sente prima gli altri, poi se stesso.

Preferisco ancora una volta essere messo alla prova che essere elogiato. Spesso l'elogio contiene più meschinità della sfida.

Gli uomini che hanno davvero del valore, sono quelli che offrono all'oggio alla vostra anima!


* * * * *

3.3.10

Generosità

SULLA GENEROSITà, L'ALTRUISMO E LA CAPACITà DI DONARE

Sbaglia chi pensa che donare sia facile. Brillanti, gioielli e vestiti di marca, non sono doni, ma scuse per doni. Bisogna essere ugualmente bravi nel ricevere come nel donare, perchè diventiamo bravi donatori, solo dopo che abbiamo imparato a ricevere.
Io sono dispiaciuto quando ricevo un dono da qualcuno che non conosce il mio spirito, o ciò che penso di questo o quello. Potrei riceve in dono una villa enorme o una macchina lussuosa, eppure rimarrebbe in me un senso di smarrimento e amarezza, sicchè l'atto non si regge su nulla. I veri doni si riconoscono perchè accompagnati da una parte di noi stessi. Quando mi regalano vestiti alla moda o oggetti preziosi che mostrano il talento di qualche stilista o designer, mi sento offeso, in debito e attaccato alle spalle. Ricevere questo tipo di regali è una cambiale, sembra quasi che mi debba sdebitare il più presto possibile, ma io non voglio ricevere freddo e formalità, queste sono cortesie da uomini con proprietà fittizie e morali finte borghesi. Io voglio ricevere in dono una parte del mio donatore, e voglio che ci sia un canale di unione tra lui e il dono che mi appresto a prendere, solo così mi sentirei realmente appagato e felice di aver ricevuto qualcosa in regalo.
Se il mio amico contadino, mi regalasse degli ortaggi colti da lui e me li portasse dentro una cesta riempita accuratamente, mi scoprirei la persona più felice al mondo, perchè oltre al dono in sè, avvertirei tutta la sua operosità e generosità. Se il mio amico pittore, dipingesse per me anche solo un petalo di rosa che cade nella sua semplicità, mi sentirei al settimo cielo nel vedere l'espressione della sua arte nei miei confronti. I doni autentici sono quelli più naturali, in cui il ricevente si scopre a gioire, sia per il regalo che per il donatore.
Quando sono io dall'altra parte della barca e mi immedesimo donatore e portatore di generosità, mi scopro fin troppo attento. Io sono un tipo che fa pochi regali, che non ricorda le date o le occasioni ricorrenti, ma mi ritengo abbastanza generoso nel procedere delle giornate. Mi piace osservare e scoprire persone verso cui la mia generosità, seppur espressa con semplicità e piccole cose, non avrà limiti. Mi piace aiutare e donare a chi se lo merita, e mi piace che questa persona goda del mio aiuto. Mi scopro attento nel senso che, al momento del dono ho chiaramente presente il valore che a mio avviso possiede una persona, di conseguenza, con alcuni mi limiterò ad offrire, con altri insisterò perchè accettino il mio regalo, con altri farò credito, con altri ancora mi sdebiterò nel giro di qualche giorno. Chi avrà affinità con il mio spirito sarà certamente in prima fila nel ricevere la mia generosità. Chi invece ritengo lontano da me, non riceverà nulla nonostante sia mille volte più bisognoso. Preferirei donare un libro di poesie a un giovane ragazzo che sappia cogliere il senso del mio dono, piuttosto che donare dei soldi a un senza tetto che non combinerà nulla di buono nonostante si sia riempito lo stomaco.
Difficilmente gli uomini attenti saranno frettolosi e sprecheranno i loro doni e la loro generosità, magari sprecheranno le loro ricchezze, ma non le energie verso chi non le merita. Non negheranno a nessuno, per quanto sia in loro potere, di vivere in modo dignitoso, ma con la consapevolezza che c'è ben altro nella vita, di un piatto di pasta e della carità. La generosità appaga la necessità, ma il dono procede sempre sulla stada delle affinità, cosicchè la necessità soddisfa i bisogni primari e le affinità elevano ed esalatano lo spirito. I doni non vengono mai a caso, perchè è il caso che ce li dona.

12.2.10

Zhu Xi

LI CHI - MEMORIE DEI RITI

[La via del grande studio comporta la manifestazione della virtù, il rinnovamento delle persone, la ricerca del bene più alto]

* * *

Gli antichi che volevano illustrare la virtù industriosa nel mondo si occuparono prima di mettere ordine nello stato.

Desiderando mettere ordine nei loro stati, essi prima misero ordine nelle loro famiglie.

Desiderando mettere ordine nelle loro famiglie, essi prima si occuparono della loro crescita personale.

Desiderando migliorare loro stessi, essi prima corressero i loro cuori.

Desiderando correggere i loro cuori, essi prima si impegnarono ad avere una mente sincera.

Desiderando avere una mente sincera, essi prima cercarono di ampliare il più possibile le loro conoscenze.

Per raggiungere la conoscenza, investigarono il principio delle cose.

Avendo investigato il principio delle cose, la loro conoscenza divenne completa.

Quando la loro conoscenza fu completa, la loro mente divenne sincera.

Quando la loro mente fu sincera, i loro cuori furono corretti.

Quando i loro cuori furono corretti, le loro persone migliorarono.

Quando le loro persone furono migliorate, le loro famiglie vissero in armonia.

Quando le loro famiglie vissero in armonia, i loro stati furono ben governati.

Quando i loro stati furono ben governati, il mondo intero visse in armonia.

* * *

[Dal Figlio del Cielo fino alla massa del popolo, tutti devono cosiderare la crescita personale come la radice di tutto]

* * * * *

10.2.10

Che cos'è la morale? - parte 2 -

IMMORALITà

Laddove viene abbandonato lo spirito di aggregazione prevale la sete di conoscenza, che predispone l'intelletto ad una maggiore cognizione del presente. Ciò che si contrappone alla morale comune è la cosiddetta "voglia di libertà", che vive nella capacità di formarsi del proprio volere in base alla propria volontà. Il libero arbitrio, formato da scienza e coscienza, fa si che l'individuo, facendo riferimento alle proprie esperienze e alla propria natura, valuti e giudichi, valori, idee e fatti accaduti, per ciò che sono e non per come risuonano.
Non esiste una morale ben definita che si contrappone a quella comune, tutto ciò che non ne fa parte viene detto "immorale". è questo il paradosso: il non far parte di preconcetti imposti, impone di fatto che ci si ritrovi nel torto a priori. Giusto e sbagliato, bene e male, sono concetti relativi, che variano a seconda della convenienza. L'uomo moderno non pensa più con la ragione, bensì con lo stomaco.
Non c'è nulla di universalmente giusto o sbagliato, perchè tutto può variare in base al rapporto di circostanza. La visione popolare del giusto è prettamente legata al conformismo: "riposi nel giusto se sei uguale a me, se sei diverso, cadi in errore" questo è il pensiero degli spiriti più ottusi e dei politici dotti, che non tollerano ciò che è più vitale. Invece gli immorali, elogiano le idee originali e le nuove azioni, sono per lo sviluppo sia individuale che collettivo e non si lasciano sedurre dalla stabilità!
Pensare in modo differente dal proprio vicino o dai propri genitori è una ricchezza, non una colpa; avere un'opinione propria, per quanto possa sembrare stravagante alle orecchie dei molti, combatte il conformismo e annulla il plagio. Molte volte chi compirà questo passo, potrà comunque cadere in errore o non portare a termine nessun obbiettivo, questo perchè non gli è propria la forza, bensì la capacità di distacco da tutto ciò che frena l'uomo e lo induce a non vivere: rimorsi, peccati, preconcetti, sensi di colpa, vittimismo, paranoie, sottocultura, complessi di inferiorità..
La morale comune viene rifiutata per necessità e predisposizione naturale nell'individuo sano e nel pieno possesso delle sue facoltà. Questo diverrà amante dei vantaggi che migliorano la vita ma con distacco, e sarà sempre pronto a servirsi dei doni della sorte senza diventarne succube. Ogni interpretazione morale perde di valore dinnanzi all'armonia dell'anima e la capacità gestionale di se stessi e delle proprie passioni, poi tutto va da sè.
Lo Hagakure, il manuale dei samurai scritto nel XVIII secolo, recita così: "Per seguire la Via il samurai deve mantenere l'attenzione sul momento presente e non vacillare, non avere pensieri mondani né essere schiavo delle passioni. Ogni istante è importante e quindi è necesario concentrarsi sempre sul momento presente", e ancora: "Quando ad un samurai capita qualche disgrazia, egli deve rallegrarsi, e far salti di gioia, poiché ha modo, nel disastro, di dar prove di coraggio e di energia", e infine, "Di certo esiste solo il particolare scopo del momento presente. Tutta la vita è fatta di attimi che si susseguono. Una volta compresa questa regola fondamentale, il samurai non deve più manifestare impazienza né porsi altri scopi. L'esistenza scorre semplicemente. Tuttavia le persone tendono a dimenticare tale precetto, pensando che esista sempre qualcosa di più importante. Pochi capiscono il valore di questo principio. Non si può imparare a conformarsi alle proprie decisioni senza perdere la Via, se non dopo una certa età ma, una volta raggiunta l'illuminazione, anche se non se ne ha chiaramente la coscienza, la determinazione è sempre presente. Se ci fissiamo in questo stato di attenzione continua, raramente ci sentiamo confusi, poiché così restiamo fedeli ai nostri principi". Tutto questo è al di sopra della retorica morale, è "immorale" e di gran lunga superiore.
Qualunque morale, come la politica, è ideologia, è aggregazione, è massificazione. Di questi tempi, avremmo bisogno di un sano scetticismo progressista, che sappia scuotere gli animi vivi! come il vento quando scuote gli alberi e fa cadere le foglie ormai secche, così anche noi dovremmo imparare a lasciare indietro le idee passate, i malumori, le sconfitte, ma anche le finte vittorie e le vanità, e prendere coscienza del potere che abbiamo. E se tutto muta perchè mai dovremmo restare fedeli a idee antiche, a errori e intolleranze, quando nelle nostre mani risiede una reale possibilità di miglioramento? è troppo banale accontentarsi e sottostare a idee conformiste, soprattutto dopo che se ne sono intravisti i limiti e le falsità.

* * * * *

23.1.10

Che cos'è la morale? - parte 1 -

IDEOLOGIA DELLA MORALE COMUNE

Con il termine morale, si è soliti indicare l'insieme di quei principi etici, sociali e religiosi che muovono al meglio l'individuo nel proprio gruppo sociale. Quando si parla di morale, non si sa mai bene di cosa si sta discutendo, è una concezione astratta che racchiude molteplici concetti. - Si, ma quali? -
Innanzi tutto vorrei capire se questa nasce da sè o se ci viene imposta, se è un fattore positivo o negativo, se è determinata dal consenso di opinioni comuni, anche relativi al contesto storico, o se è guidata da flussi istintivi naturali,. E poi, vorrei apprendere le arti per riconoscerla ed emanciparla, così da poterla criticare o elogiare.
Penso che per ragionare al meglio su questo argomento, dobbiamo improvvisarci scienziati, quindi armarci di bisturi e sezionare la nostra paziente. Inizierei nel suddividere la morale in due schieramenti opposti che non hanno nulla in comune, ma che per uno strano caso, crescono insieme e si plasmano a vicenda. Il primo, che chiameremo gruppo morale etico-sociale, racchiude i pensieri su ciò che comunemente viene definito, giusto, sbagliato, bello o brutto, all'interno di una comunità. Il secondo, che chiameremo gruppo morale teologico-religioso, racchiude ogni tipo di culto, di credenza e di speranza ultraterrena. Occupiamoci del primo.
Per apprendere la morale etico-sociale vigente, basta camminare per il paese e fermarsi di tanto in tanto a scambiare qualche parola con persone di ogni tipo di età. A fine giornata, avremo raccolto abbastanza indizi per iniziare a comprendere e delineare gli elementi che formano la morale comune del nostro tempo. Tra questi spiccano il valore dei sacrifici, percui ogni cosa che costa fatica è ritenuta giusta a priori, l'importanza del lavoro, percui un uomo non ha valore se non ha un'occupazione, il rispetto della legalità, non tanto per il valore civile, tanto più per paura della giustizia, il sospetto e la diffidenza verso ogni nuova azione, perchè è al di fuori dalla "normalità" cittadina, la credenza che una cosa è buona finchè non fa male a nessuno, semplicemente fa male a chi lo pensa, il detto "vivi e lascia vivere", che è l'egoismo mascherato, (anche se inizio a pensare che di questi tempi sia meglio un sano egoismo che un debole amore per il prossimo..), credere buono un uomo solo per ciò che dice o predica, e non voler badare a ciò che fa realmente, cambiare atteggiamento in base a chi si ha di fronte, in questi casi muta specialmente il comportamento del genitore nei confronti del figlio quando deve fare bella figura, la smania di correre dietro ad ogni novità in ogni campo, come se essere informati sia sinonimo di buon gusto o d'intelligenza, pensare che sia giusto il proprio stile di vita, solo perchè non si ha la capacità di vedere oltre, e, qui finisco, ma ne potrei elencare altri, con il degrado culturale progressivo, portato avanti dall'uomo moderno, che non imprime se stesso nelle sue scelte, ma reagisce al proprio contesto sociale: quando l'uomo non fa la società, ma è la società che fa l'uomo.
Se immaginiamo la morale come un sentiero che si sceglie di percorrere nel corso dell'intera vita, certamente non è cosa buona chiedere indicazioni ai nostri vicini di casa. Bisogna fare attenzione a non seguire, come percore, il gregge di chi ci ha preceduto. Non c'è cosa che danneggia di più, quando si parla di morale, che conformarsi all'opinione pubblica, e dare per giusta un'idea solo perchè riscuote più consensi rispetto le altre. Mi sembra di capire che gli uomini (del popolo) non prendono posizione, non sono attivi, ma preferiscono piuttosto affidarsi a ciò che ha detto chi è venuto prima. Così facendo, si tramandano errori da padre in figlio, la società non evolve e le nuove generazioni sono la fotocopia di quelle precedenti.
Per mancanza di volontà, o perchè le fondamenta poggiavano e poggiano tuttora su credenze limitate o relativistiche, come la religione e la non capacità di generare un pensiero profondo, la morale etica non è cresciuta di pari passo con l'evoluzione tecnologica, e questo ha generato nel cosiddetto "uomo civilizzato", uno strano modo di vedere il sociale: è diventato fortemente morale tutto ciò che ci conviene e più nulla viene rispettato. Tutto va in rovina, ma a noi importa la comodità. è paradossale se pensiamo a quanto ci stanno a cuore i nostri figli e a quanto li danneggiamo pensando di educarli.
Solo stando lontani e prendendo le distanze dalla folla potremo acquistare e godere di quella libertà di pensiero che accomuna le menti sane. Il popolo invece, non gode mai, perchè non avendo buon senso, non riconosce il male che lo affligge, anzi lo difende con tutte le sue forze.
La morale comune a mio avviso, è decisamente negativa, è formata da idee date per certe che altro non sono che delle false verità. Ogni epoca ha la sua falsa morale, un'insieme di errori, malumori e sottocultura che accomuna i non pensanti. Al popolo, sia che gli venga imposta, o che esso stesso si crei una falsa morale di per se, non interessa, è la mancata propensione al pensiero che accomuna questo tipo di persone, non le idee o le diverse convinzioni. Lo spirito di aggregazione supera lo spirito attivo personale, da qui il licenziamento della ragione.
La morale etico-sociale comune è una burla, uno scherzo, una recita grottesca con una pessima scenografia, sta a noi smascherarla, renderla ridicola, per tornare a respirare e a goderci il sole.

* * * * *

21.1.10

Sull'illegalità moderna

LA CAUSA DELLA CRIMINALITà NON è L'INEGUAGLIANZA DEI REDDITI

Con la recessione, la perdita consistente di posti di lavoro e il continuo aumento del costo della vita, la criminalità sarebbe dovuta aumentare, invece non è così. La teoria, povertà uguale criminalità, era sbagliata. Probabilmente nacque da associazioni di pensieri generati da un preciso contesto storico, o semplicemente era solo un pretesto per attaccare il capitalismo, sta di fatto che, ad oggi, le ineguaglianze e i livelli di povertà sono aumentati e i crimini diminuiti.
Anche per le guerre viene fatto il medesimo errore, si pensa siano mosse dai poveri come ultima scians per affermare loro stessi e i loro diritti, ma la storia ci mostra come queste vennero sempre iniziate dai paesi più ricchi, con ingenti quantità di risorse. Solo chi detiene potere e ricchezza può permettersi di insorgere o delinquere. Che sia una guerra o un'associazione criminale, ambedue necessitano di denaro per sopravvivere, e se molto spesso la guerra si dimostra un'inutile dispersione di risorse, la criminalità organizzata guadagna, e anche bene.
Il potere di un'azienda criminale è direttamente proporzionale alle risorse economiche che detiene, per combattere la criminalità bisogna prima di tutto congelarne i conti bancari e bloccare ogni fonte di sostentamento lecito o illecito che sia. Se il reddito diminuisce, diminuirà anche la capacità di delinquere.
Come stonano alle mie orecchie i monologhi di politici dotti, quando mettono in guardia il popolo dai più poveri, pronti a commettere chissà quale reato! In verità i poveri non centrano mai nulla con l'incremento della delinquenza, sono le classi intellettuali che attribuiscono loro comportamenti che non gli appartengono.
Se un'operaio perde il lavoro, non diventerà affatto un bandito, non saccheggerà alcuna casa, i suoi onori rimarranno gli stessi, a differenza del migliore professore che trema dinnanzi una possibile povertà. Le classi più povere riconoscono la loro dignità nelle piccole cose, sono molto pragmatiche, e anche qualora fossero chiamate a fare un passo indietro, difficilmente insorgerebbero.
La borghesia moderna invece, nemmeno riconosce questa dignità, la filtra, la distilla attraverso le proprie fantasie e i sensi di colpa. Il ricco, che spesso costruisce le basi della propria morale in relazione ai propri beni, difficilmente accetterebbe di retrocedere, perchè il suo spirito, gracile e avido, guarda prima agli altri, poi a se.
Del resto si sa, e la storia lo conferma, il popolo è più onesto e leale dei propri portavoce.

Del sociale

USI E COSTUMI DELL'ISTERIA CONTEMPORANEA

La baraonda moderna si fa sempre più incisiva, sicchè anche chi si delizia con la pace e la tranquillità, si trova in condizione, non solo di esserne partecipe, ma anche di darne, in modo seppure originale, il proprio contributo. Il sistema economico mondiale, che impone una continua produzione, tiene lo sviluppo sociale a guinzaglio. L'uomo moderno possiede in forma di libertà due terzi della sua giornata, in cui deve in primo luogo vivere, poi occuparsi dei famigliari, degli amici, di se stesso, della propria compagna, del cane, del gatto, dell'abitazione, del mezzo di trasporto e di tutto quello che comporta la vita in società, per poi riposare e dormire. - Dov'è l'elemento contemplativo? -
L'uomo moderno ha dimenticato il piacere di avere una stanza segreta dietro il muro, un posto candido dove correre al riparo dalle invasioni della propria epoca, dai cattivi pensieri e dalle follie politiche, un luogo dove mescolarsi nel silenzio ed espandere il pensiero e lo spirito. Per vivere in società, bisogna prima vivere bene in solitudine e riscoprire la necessità di oziare.
La morale comune, da sempre indica l'ozio come un fattore negativo, un vizio di cui vergognarsi, invece è tutto l'opposto. La capacità di oziare è propria delle nature nobili, l'ozio è il terreno fertile dove proliferano le più alte virtù. Questo fa si che l'anima trovi il suo giusto equilibrio di benessere e predispone l'uomo ai sui momenti migliori. L'ozio deve essere progressista e non perditempo. Deve riportare l'uomo ad una dimensione contemplativa, cosicchè possa tornare a pensare e meditare in modo sereno su se stesso e sull'universo.
Lo scultore, darà alla luce la sua opera migliore, quando le sue emozioni e i suoi pensieri saranno nutriti dalla calma dei tramonti estivi, lontani dalla necessità del produrre e dalle idee di novità. Così sarà per il pittore, il musicista, il poeta, il filosofo e per tutto il resto del mondo.
L'idea della produzione continua, in qualunque attività, rende volgari e non porta altro che non sia malessere e malumore, inevitabilmente, l'uomo addebito alla produzione, diviene oggetto, perde di spessore e invecchia precocemente, dimentica la sua natura irruenta e si appiattisce dietro il minimo sforzo richiesto dal suo impiego.
Altri uomini cosiddetti "attivi", mancano di attività proprio nell'elemento fondamentale, l'individualità. Essi sono stimati banchieri, commercianti o avvocati, ma poco apprezzati come uomini unici e irripetibili, o come mariti o padri di famiglia. In questo risultano gracili e pigri. Esistono infinite maschere da presentare in società, nelle feste e nelle piazze, ma nel privato perdono di valore, cadono come piovono le foglie secche, e quando cadono le foglie è perchè o si cambia stagione o perchè all'albero sopraggiunge la morte.
C'è sempre l'eccezione, ma l'uomo ozioso di solito è comunque migliore dell'uomo attivo in quanto riabilita se stesso alla condizione di essere umano e non di "essere produttivo", è giusto lavorare, ma lavorare tanto quanto ci indica la nostra natura, perchè può apparire bizzarro ma, c'è chi non sa cosa fare quando lavora, e chi non sa cosa fare quando riposa, ciò che per alcuni uomini rappresenta la salvezza, per altri può rappresentare l'oblio.
Penso che l'intenzione della natura non era quella di produrre, con tutta questa spesa di mezzi e potenza, un risultato così mediocre nella civiltà umana. Gli uomini stessi ci indicano la strada per un vita migliore, noi tutti abbiamo il presentimento che oltre ci sia qualcosa di grande, ma aimè, per ora ci limitiamo a "guardare il muro e a guardarci le mani".