Chi pensa sia necessario filosofare, deve filosofare e chi pensa che non si debba filosofare, deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui.

21.1.10

Del sociale

USI E COSTUMI DELL'ISTERIA CONTEMPORANEA

La baraonda moderna si fa sempre più incisiva, sicchè anche chi si delizia con la pace e la tranquillità, si trova in condizione, non solo di esserne partecipe, ma anche di darne, in modo seppure originale, il proprio contributo. Il sistema economico mondiale, che impone una continua produzione, tiene lo sviluppo sociale a guinzaglio. L'uomo moderno possiede in forma di libertà due terzi della sua giornata, in cui deve in primo luogo vivere, poi occuparsi dei famigliari, degli amici, di se stesso, della propria compagna, del cane, del gatto, dell'abitazione, del mezzo di trasporto e di tutto quello che comporta la vita in società, per poi riposare e dormire. - Dov'è l'elemento contemplativo? -
L'uomo moderno ha dimenticato il piacere di avere una stanza segreta dietro il muro, un posto candido dove correre al riparo dalle invasioni della propria epoca, dai cattivi pensieri e dalle follie politiche, un luogo dove mescolarsi nel silenzio ed espandere il pensiero e lo spirito. Per vivere in società, bisogna prima vivere bene in solitudine e riscoprire la necessità di oziare.
La morale comune, da sempre indica l'ozio come un fattore negativo, un vizio di cui vergognarsi, invece è tutto l'opposto. La capacità di oziare è propria delle nature nobili, l'ozio è il terreno fertile dove proliferano le più alte virtù. Questo fa si che l'anima trovi il suo giusto equilibrio di benessere e predispone l'uomo ai sui momenti migliori. L'ozio deve essere progressista e non perditempo. Deve riportare l'uomo ad una dimensione contemplativa, cosicchè possa tornare a pensare e meditare in modo sereno su se stesso e sull'universo.
Lo scultore, darà alla luce la sua opera migliore, quando le sue emozioni e i suoi pensieri saranno nutriti dalla calma dei tramonti estivi, lontani dalla necessità del produrre e dalle idee di novità. Così sarà per il pittore, il musicista, il poeta, il filosofo e per tutto il resto del mondo.
L'idea della produzione continua, in qualunque attività, rende volgari e non porta altro che non sia malessere e malumore, inevitabilmente, l'uomo addebito alla produzione, diviene oggetto, perde di spessore e invecchia precocemente, dimentica la sua natura irruenta e si appiattisce dietro il minimo sforzo richiesto dal suo impiego.
Altri uomini cosiddetti "attivi", mancano di attività proprio nell'elemento fondamentale, l'individualità. Essi sono stimati banchieri, commercianti o avvocati, ma poco apprezzati come uomini unici e irripetibili, o come mariti o padri di famiglia. In questo risultano gracili e pigri. Esistono infinite maschere da presentare in società, nelle feste e nelle piazze, ma nel privato perdono di valore, cadono come piovono le foglie secche, e quando cadono le foglie è perchè o si cambia stagione o perchè all'albero sopraggiunge la morte.
C'è sempre l'eccezione, ma l'uomo ozioso di solito è comunque migliore dell'uomo attivo in quanto riabilita se stesso alla condizione di essere umano e non di "essere produttivo", è giusto lavorare, ma lavorare tanto quanto ci indica la nostra natura, perchè può apparire bizzarro ma, c'è chi non sa cosa fare quando lavora, e chi non sa cosa fare quando riposa, ciò che per alcuni uomini rappresenta la salvezza, per altri può rappresentare l'oblio.
Penso che l'intenzione della natura non era quella di produrre, con tutta questa spesa di mezzi e potenza, un risultato così mediocre nella civiltà umana. Gli uomini stessi ci indicano la strada per un vita migliore, noi tutti abbiamo il presentimento che oltre ci sia qualcosa di grande, ma aimè, per ora ci limitiamo a "guardare il muro e a guardarci le mani".

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