Chi pensa sia necessario filosofare, deve filosofare e chi pensa che non si debba filosofare, deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui.

15.5.11

Felicità

SULLA FELICITà E CIò CHE NE DERIVA

La maggior parte delle dottrine e delle religioni sono condite con falsificazioni e aspirazioni di ogni tipo. Le finalità e gli scopi sono il concime di tutte le credenze: avere una missione, seguire dele regole al fine di, conseguire degli obbiettivi per, tutte impostazioni ideologiche per dar forza, e talvolta senso, alle proprie motivazioni e teorie. L'idea più influente e universalmente accettata, mi pare di capire sia quella che, l'uomo "aspira alla felità", (o che vive in funzione di questa), terrena se si sposa una dottrina filosofica, ultraterrena se ci si avvicina a un culto religioso.
Senza nulla togliere agli stati di gioia e ai suoi derivati, mi pare tuttavia un'idea grossolana e poco credibile. Mi spiego. Prendendo in considerazione l'uomo come una delle tante razze che popolano la terra, mi viene assai difficile credere che, una delle nostre finalità ultime sia il raggiungimento della felicità! quale altra razza vivrebbe in funzione di questa? quale altro essere vivente misurerebbe se stesso in funzione di quanto è felice?
Se un uomo è felice, dice che la vita è a proprio favore, se non lo è, tende a svalutarsi. Perchè? Non è un errore casuale, è la scala dei valori e dei giudizi che è stata falsata! è difficile da credere, ma sembra che sia stato tramandato un sistema errato di valutazione della propria condizione che, come effetto ultimo, smorza i caratteri forti e moralizza quelli deboli!
I modelli sociali di uomo felice e vincente, rispecchiano tutto ciò che non rende felici. E anche qual'ora qualcuno si rispecchiasse in tali modelli, non si può dire che sia felice, solo lo crederebbe.
La differenza sta nel fatto che, per noi, la felicità deriva da tutt'altro! e non è in nessun modo ricollegabile ad azioni reali o idee giuste. La nostra gioia, non conosce la vita che conduciamo, non bada alle comodità o alla ricchezza, bensì spazia tra il nostro mutare giornaliro e la ricerca continua, scava nell'oscuro e si nutre delle nostre più intime sofferenze. La nostra felicità è la fierezza di essere ciò che siamo, testardi, disinteressati e festosi nel seguire nelle nostre sofferenze!
Gli idealisti devono rassegnarsi, siamo come tutti gli altri esseri viventi: gli alberi vivono per affermarsi e crescere al meglio, così i fiori, gli arbusti e gli animali.
La felicità è la massima espressione di noi stessi. Che ne dite?

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