Chi pensa sia necessario filosofare, deve filosofare e chi pensa che non si debba filosofare, deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui.

13.9.10

Del lavoro

UN GIUSTO IMPEGNO PER NON ESSERE UN UOMO IMPEGNATO

Gli uomini danno valore al singolo in base al suo stato sociale. Questi credono siano giuste quelle virtù, che non mostrano gli effetti e gli sviluppi su noi stessi, bensì che risaltano, ciò che si pensa l'uomo sia chiamato a fare in società. L'educazione attuale, mira a rafforzare l'uomo "produttivo" piuttosto che l'uomo in sè, come se volesse prevenire o cancellare pensieri diversi: sentimenti di conservazione e sviluppo personale ai danni di una "giusta" devozione sociale. L'educazione attuale ha il compito di incanalare l'uomo verso un certo modo di pensare e agire, così da preservare il continuo sviluppo del "bene collettivo", ma l'evoluzione sociale non serve a niente se non è accompagnata da un'evoluzione di pensiero. Si potrebbe quasi dire che, la morale dell'uomo comune non crea il sociale, bensì l'antisocialità del socialismo..
Si stimano certi industriali per il semplice fatto che producono lavoro, nonostante abbiano mani rozze e coscienze da maiali, si onorano i giovani che si ammazzano di lavoro, ma che mancano di freschezza e lucidità di spirito, si elogiano i così detti "brav'uomini", con mille sacrifici sulle spalle e una buona posizione e si elogiano anche quando questi rubano o corrompono.
Tutta questa baraonda fa si che, milioni di persone nel mondo siano legate dai così detti rapporti lavorativi: relazioni umane basate sul puro utilizzo, e come si usa e getta un utensile, così per il lavoratore moderno.
In presenza di morti accidentali ci si dispera, pensando che le vittime avrebbero fatto meglio a preservare se stessi, a fare più attenzione e ad affaticarsi meno, in realtà, ciò che conferisce in seguito valore ai caduti, non sono le azioni che questi hanno avuto nel corso della loro vita, bensì il fatto che si sono sacrificati per la società! essi hanno dato la vita per un "giusto" fine! e così diventano quasi degli eroi, degli idoli, li si commemora dicendo che "sono morti per compiere il loro dovere!" innalzandoli come bestie e illuminandoli come martiri della sacra società! Così da semplici vittime quali sono, si trasformano in capi ispiatori: nuovi elementi per rafforzare la morale comune, per riunirsi tutti nella nobiltà del lavoro e sposare quel cattivo pensiero secondo cui, è bene farsi consumare dal tutto, piuttosto che opporvi.
Non penso sia il lavoro in sè ad essere alienante, ciò che manca è un'etica lavorativa, una presa visione della condizione dell'uomo e della produttività. Non è il capitalismo a macinare i lavoratori moderni, bensì la volgarità con cui questi si devono relazionare giornalmente. La natura è così strana: ad alcuni conferisce la necessità dell'ozio e ad altri il bisogno di movimento. Non è un caso che alcuni possono vivere senza che qualcuno gli ricordi chi sono, mentre altri hanno il costante bisogno di affermarsi. In fin de conti la questione non è da che parte stare, perchè ognuno ha già la sua posizione, ma occuparla coscientemente..

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