Chi pensa sia necessario filosofare, deve filosofare e chi pensa che non si debba filosofare, deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui.

23.9.09

Dell'anima e le sue passioni

L'ANIMA RIVERSA SE STESSA SUL FALSO QUANDO IL VERO VIENE A MANCARE

Secondo gli stoici la pietà è una passione viziosa: essi incoraggiano a soccorrere i deboli e gli afflitti, ma mettono in guardia dal provare i loro medesimi sentimenti, dal soffrire con loro. Molti sostengono che provare compassione sia segno di debolezza o mollezza, per questo vi sono maggiormente soggetti donne e bambini, ma allontanare lacrime e singhiozzi e sbalordire dinnanzi il manifestarsi delle più alte virtù, è segno di animi forti e valorosi.
Per natura o per circostanza io cedo molto più facilmente alla compassione che alla stima o ammirazione. Ricordo che in tutti gli anni vissuti tra i banchi di scuola, nonostante passassi buona parte del tempo con i ragazzi più vivaci della classe, i legami più forti e duraturi gli ho stretti con i ragazzi più solitari e indifesi. Ho sempre detestato le aggressioni ingiustificate, le intolleranze e le prepotenze giovanili, come condanno tutt'ora le ingiustizie e le inutili crudeltà. Per mia fortuna (o sfortuna) non sono mai riuscito a non sciogliere il cuore.
Con il passare degli anni ho avuto modo di vivere nuove realtà e nuovi stimoli.
Ho imparato cos'è la coerenza con se stessi, ovvero accettare ogni tipo di cambiamento per il semplice fatto che questo vive come risultato di una crescita interiore che piaccia agli altri oppure no. Ho imparato ad essere principe e contadino, e se prima pensavo che al principe non importasse nulla del contadino, ora so che anche al contadino non importa nulla del principe. Ho anche imparato a vivere con la voglia di vivere, come i bambini, così lontani dal mondo. Perchè è questo il piacere della vita: conoscere e coltivare il cuore e la mente.
Quando ci troviamo di fronte a delle mancanze, l'anima riversa se stessa su false passioni, dando così origine a ciò che io chiamo le "epilessie dello spirito", ovvvero il progressivo allontanamento da se stessi, a favore di un qualsivoglia piacere/distrazione. Francois De La Rochefoucauld, principe di Marcillac, disse che "le passioni che accecano gli uni, illuminano gli altri", questo avviene quando è la passione a dirigere un uomo e non viceversa.
L'anima molto spesso ha bisogno di una presa che la stimoli ad agire e ognuno è la presa di se stesso. Plutarco dice a proposito di coloro che si affezionano ai cagnolini, che la parte amorosa che è in noi, in mancanza di un oggetto veritiero e legittimo, piuttosto che rimanere inoperosa, se ne fabbrica uno falso, più leggero. Questo mi pare accada in quasi tutte le passioni: l'anima inganna se stessa costruendosi oggetti falsi e fantastici, magari anche contro la propria convinzione, piuttosto che non agire e rimanere immobile.
Da qui la crescita smisurata di aggeggi, utensili e strumenti.
La cura migliore è agire su se stessi, riscoprire il piacere di oziare e far fluttuare la mente senza aver bisogno di oggetti o persone per combattere la noia.
Riscoprire la bellezza delle virtù e ascoltare i loro messaggeri combatte l'inerzia dello spirito. Goethe amava ripetere che, "si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole" e che, "dobbiamo dunque pensare all'individuo come a un piccolo mondo che esiste in sé, con mezzi propri. Ogni creatura ha una propria ragion d'essere. Tutte le sue parti hanno un effetto e un rapporto diretto l'una con l'altra, rinnovando così il flusso continuo della vita".
Dobbiamo soffermarci molto più tempo a pensare a noi stessi, capire e decifrare le emozioni che proviamo e conservarle come le nostre più grandi ricchezze, perchè se aiutare gli uomini e provare compassione è troppo umano, il provar piacere al cospetto delle virtù è quasi divino.
Il manifestarsi della grandezza, infonde una certa volatilità ed ebrezza in tutta la natura. L'emozione che suscita l'elevazione umana verso le più alte virtù non è eguagliabile in alcun modo, è l'unica spinta in grado di imprimere un reale significato alla vita.
Proviamo stima per i grandi uomini perchè sono rappresentativi. Questi ci fanno cogliere non la loro ricchezza, ma la ricchezza comune! Ogni cosa ha il suo tempo e ogni condizione è un effetto della qualità della vita. L'anima modella il corpo, come insegna il saggio Spencer:

Così ogni spirito, se è il più puro,
e ha in sè la luce più celestiale,
il corpo più bello si procura,
e il meglio adorno, in cui abitare,
con lieta grazia e amabile figura.
Chè dell'anima il corpo prende forma,
perchè l'anima è forma e plasma il corpo.

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